La vita è una grande lotteria, in cui vengono estratti solo biglietti vincenti
Un padre ed un figlio
Di fronte il mare, di fronte il mistero dell’esistenza, dell’essere vivi, di far parte da protagonisti di un miracolo incredibile, unico ed irripetibile: la propria vita.
Le parole sono quelle di Jostein Gaarder e il dialogo e fra un padre ed un figlio, protagonisti di uno dei suoi libri “L’Enigma del Solitario”, durante una pausa del viaggio che dalla Norvegia li sta portando in Grecia, alla ricerca della mamma.
…”Ciascuno di noi ha due genitori, quattro nonni, otto bisnonni, sedici trisavoli e via di seguito. Se fai il calcolo a ritroso fino al 1349 [anno della peste nera in Europa – ndr] diventano proprio un bel gruppetto, no?”
Feci cenno di sì con la testa.
“Poi arrivò la peste bubbonica. La morte viaggiava di borgo in borgo, e i più colpiti erano i bambini. In alcune famiglie morivano tutti, in altre se ne salvavano forse uno o due. Tu, Hans Thomas, avevi diverse centinaia di antenati che a quel tempo erano bambini. Ma nessuno di loro morì.”
“E come puoi esserne tanto sicuro?” domandai sbalordito.
Lui fece un tiro dalla sigaretta e concluse: “Perché sei seduto qui a goderti il panorama dell’Adriatico”
[…]”Le probabilità che uno solo dei tuoi antenati morisse negli anni dell’infanzia erano vertiginosamente alte. […] Perché non si tratta soltanto della pesta nera, sai. In effetti, tutti i tuoi antenati sono diventati grandi e hanno avuto figli, persino quando sono capitate le peggiori catastrofi naturali, persino in tempi in cui la mortalità infantile era molto elevata. Molti naturalmente saranno stati colpiti da una o più malattie, però ce l’hanno sempre fatta. Da questo punto di vista, tu, Hans Thomas, sei stato ad un passo dalla morte cento miliardi di volte: la tua vita su questo pianeta è stata minacciata dagli insetti e dalle bestie feroci, dalle meteore e dalla folgore, dalle malattie e dalle guerre, dalle inondazioni e dagli incendi, dai veleni e dai tentativi di assassinio. Nella battaglia di Siklestad, per esempio, tu sei stato ferito centinaia di volte. Perché di sicuro avevi antenati da tutte e due le parti. In realtà eri in guerra con te stesso, contro le tue possibilità di venire al mondo mille anni più tardi. La medesima cosa, lo sai, è accaduta nell’ultima guerra mondiale. Se, durante l’occupazione, il nonno fosse stato colpito a morte dal fucile di qualche bravo cittadino norvegese, né tu né io avremmo visto la luce. Il nocciolo della questione è che questo si è verificato diverse milioni di volte nel corso della storia. Ogni volta che le frecce volavano sibilando nell’aria, le tue probabilità di nascere venivano ridotte al minimo. Eppure, Hans Thomas, ora tu sei qui, seduto a parlare con me! Riesci a capirlo, questo?”
[…]
“Ti sto descrivendo un’unica, lunga catena di casi fortuiti” […] “In realtà, quella catena risale fino alla prima cellula che si divise in due dando il via a tutto quanto oggi cresce e germoglia su questo pianeta. Le probabilità che, nel corso di tre o quattro miliardi di anni, la mia catena non si spezzasse erano talmente infime da risultare pressoché impensabili. Eppure ce l’ho fatta. E la mia ricompensa è l’incredibile fortuna di vivere su questo pianeta insieme con te. E di capire quanto è fortunato il più piccolo dei lombrichi a vivere su questo stesso pianeta.”
“E che ne è degli sfortunati?” domandai.
“Non esistono!” […] “Non sono mai venuti al mondo. La vita è una grande lotteria, in cui vengono estratti solo biglietti vincenti.” Poi tacque e rimase a lungo a guardare il mare…
da “L’Enigma del Solitario”
Jostein Gaarder